Il
9 gennaio 1900, Luigi Bigiarelli (un ex bersagliare) decide
di fondare su una panchina della Piazza della Libertà
, assieme
ad otto fedelissimi amici, la "Società Podistica Lazio". Nasce
così il club capitolino, i cui colori, da lì in poi, si
ispireranno alla patria delle Olimpiadi, la Grecia. Solo due
anni più tardi (1902) la società entra a
contatto con il calcio, e per Roma è la genesi. La storia
ufficiale vuole che la prima partita della S.S. Lazio contro una
squadra avversaria sia stata disputata nel derby romano contro
la "Virtus", vinto per tre reti a zero. Giocarono quello storico
incontro: Volpi, Grassi, Grifoni, Pollina, D'Amico, Mariotti,
Pellegrini, Ricci, Ancherani, Masini, Golini.
Dopo alcuni anni d'attività a carattere locale, già nel
1907
Sante Ancherani ed i suoi compagni disputano il primo campionato
centro-meridionale: la Lazio batte Lucca, Pisa e Livorno in un
solo giorno: è un successo inaspettato, l'inizio di una favola.
Tre anni più tardi la Lazio vince anche il Campionato
Romano, ma è nel
1913 che arriva la consacrazione: la squadra
capitolina prende parte, per la prima volta nella sua storia, al
campionato italiano di calcio. In quell'edizione i
bianco-celesti vinsero, dapprima, il Campionato Laziale superando poi in
semifinale e finale Virtus Juventusque e Napoli (quali
rappresentati dell'Italia Centrale e Meridionale), preludio alla
finalissima contro la vincente del "Torneo Maggiore": la
Pro-Vercelli impose tuttavia la propria legge schiacciando il club
romano con 6 reti a zero. L'anno seguente, ancora una volta, per
la Lazio sarà finale scudetto, circostanza ripetuta anche
nel 1923, sempre senza fortuna contro Casale e Genoa.
Terminato da tempo il primo conflitto mondiale, ed introdotto nel
1929 il Girone Unico, è nel 1932 che gli aquilotti sconfiggono
per la prima volta i rivali dell'Associazione Sportiva Roma,
nata con quasi trent'anni di ritardo dalla Lazio di Bigiarelli ed in pieno
periodo fascista, nel quale - per ragioni propagandistiche - si
rischiò pure la fusione tra le due società.
Gli anni '30 regalano ai tifosi bianco-celesti uno dei più
grandi giocatori italiani di sempre: Silvio Piola, portato a
Roma dal presidentissimo Remo Zenobi. Il miglior piazzamento
prima del conflitto mondiale è il secondo posto dietro al
Bologna nel 1936-1937, anche grazie alle 21 reti del
capocannoniere Piola. Questi rimarrà alla Lazio per 9 anni
realizzando 143 reti.
Per il primo successo bisognerà purtroppo aspettare ben 26 anni,
circa due lustri dopo la fine del secondo conflitto mondiale:
nel
1958 la Lazio vinse la Coppa Italia di misura (1-0, Prini)
sulla Fiorentina. Tuttavia, proprio nell'immediato dopoguerra il
club capitolino ebbe un posto nella Coppa Latina, competizione
internazionale rimpiazzata a partire dal 1958 dalla Coppa dei
Campioni.
Gli anni '60, gli anni del boom economico, portano alla Lazio la
prima retrocessione in serie B: ma è solo la prima tappa che
porta al meritato riscatto. Nel
1965 il nuovo presidente,
Umberto Lenzi, porta nella capitale due giovani pressoché
sconosciuti: Pino Wilson e Giorgio Chinaglia. Sono questi gli
anni dell'altalena tra A e B, interrotti solo nel 1973, quando la
neopromossa Lazio sfiora lo scudetto attestandosi al terzo
posto.
Quell'anno era solo il preludio della gloriosa stagione
1973-1974, la stagione del primo Scudetto.
Petrelli, Pulici,
Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Rececconi, Chinaglia,
Frustalupi, D'Amico, Moriggi, Avagliano, Facco, Inselvini,
Manservidi, Franzoni e Borgo, guidati da Tommaso Maestrelli
regalarono al popolo laziale un successo per cui Sante Ancherani,
morto solo tre anni prima, aveva lottato nel primo '900.
Ma la gioia dura poco: nel 1976 e nel 1977 muoiono Tommaso
Maestrelli e Luciano Re Cecconi: la Lazio è in lutto, i tempi
gioiosi dello scudetto sono presto dimenticati. Questo è anche
il periodo tristemente ricordato per la morte di Vincenzo Paparelli, tifoso biancoceleste,
colpito in pieno da un razzo proveniente dalla curva
giallo-rossa mentre stava assistendo ad un derby. Nel
1980,
poi,
Giordano, M
anfredonia, Wilson e Cacciatori vengono arrestati con
l'accusa di scommesse sportive, illegali in quel periodo, e la
Lazio viene così retrocessa in Serie B assieme al Milan. Nella
stagione
1985-1986 si rischia grosso: una prima decisione
della C.A.F. retrocede il club addirittura in serie C, ancora
per scommesse sportive, ma una seconda decisione riammette la
Lazio in B con 9 punti di penalizzazione: sarà la stagione più
buia ma insieme più esaltante della storia della Lazio, che
evita la retrocessione solo grazie allo spareggio del 5 luglio
1987 contro il Campobasso (1-0). Il
1988 è l'anno tanto atteso:
Eugenio Fascetti riporta il club romano, dopo anni di calvario,
in Serie A.
Ed ecco finalmente i "felici" anni '90. Arrivano a Roma due
leggende del calcio bianco-celeste: Paolino Di Canio e Dino
Zoff. Nel
1992 la presidenza laziale viene occupata da Sergio
Cragnotti che rappresenta, non senza un eccesso di
spregiudicatezza economica, la vera svolta per il club
capitolino; si uniscono al gruppo Aron Winter, Paul Gascoigne,
Diego Fuser e Giuseppe Signori. Finalmente le scommesse
sportive, i 9 punti di penalizzazione, gli spareggi per evitare
la C sono pagine lasciate alla storia. Così, nel
1993
arriva la prima qualificazione Uefa e con la Coppa Italia
1997-1998, strappata al Milan,
ha inizio la carrellata di successi; nello stesso
anno arriva anche la Supercoppa Italiana mentre il 1999 viene
oggi ricordato dai tifosi laziali per la conquista del primo
titolo europeo, tra l'altro prestigiosissimo: l'ultima Coppa
delle Coppe.
Ma è con la stagione
1999-2000 che tutto il popolo
bianco-celeste può, compiutamente, tornare a sognare una nuova
Lazio ad occhi aperti: entrano nella bacheca bianca-azzurra
Scudetto, Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Supercoppa
Europea. È la Lazio di Cragnotti, la Lazio del rigore di
Eriksson, della fantasia di Veron, della forza di Nedved, della
grinta di Simeone, dell'esperienza di Mancini, delle punizioni
di Mihajlovic, dei gol di Salas. E soprattutto è la Lazio del
suo pubblico, della Nord.
Ma il ciclo di colpo si interrompe. A campionato iniziato il
dimissionario Eriksson (destinazione Inghilterra) viene
sostituito da Dino Zoff, il quale traghetta i bianco-celesti al terzo posto
valido per la Champions' League. Di lì, però, partono Salas,
Veron, Nedved, Almeyda, Mancini e persino lo stesso Zoff.
È una nuova rivoluzione. Una rivoluzione che fa male alla Lazio,
relegandola al sesto posto della classifica, ultima piazza per
la qualificazione in Coppa Uefa.
Nella stagione
2002-2003 a Roma ritorna Roberto Mancini che, da
allenatore, prende in mano un gruppo voglioso di riscatto. I
problemi economici però non mancano, e solo grazie al discreto
lavoro del nuovo gruppo societario subentrato alla famiglia
Cragnotti la Lazio riesce a rinascere. Mancini ed i suoi ragazzi
centrano così la qualificazione in Champions' League e sfiorano la
finale della Coppa Uefa.
Un anno dopo, è il
12 Maggio 2004 quando nella bacheca
bianco-celeste fa il suo ingresso la quarta Coppa Italia: la
coppa di Mancini, Fiore, Corradi, Stam, Mihajlovic, Sereni,
capitan Favalli e di tutto un gruppo eternamente degno. Sarà
questa l'ultima esperienza di Roberto Mancini con il club romano ma
soprattutto la prima estate di
Claudio Lotito quale presidente
biancoceleste: inizia così una rivoluzione economica in casa
Lazio, necessaria ad evitare il fallimento della centenaria
società dopo la conduzione spregiudicata degli anni d'oro.
Soffocata da debiti pregressi, la Lazio
2004-2005 (ricordata per
il ritorno di Paolo Di Canio) deve accontentarsi di un
campionato di transizione, chiuso dignitosamente al decimo
posto. I primi frutti del risanamento economico si vedono solo
nella stagione
2005-2006, d'esordio per Delio Rossi sulla
panchina laziale: la ricostruzione della rosa in ottica di lungo
periodo porta la giovane Lazio al 6° posto, utile per una
qualificazione in Coppa UEFA, poi negata dallo scandalo che ha
investito il mondo del calcio nell'estate 2006. Così, ancora una
volta, nella stagione
2006-2007 la squadra capitolina ha dovuto
tirar fuori l'orgoglio, strappando - nonostante i tre punti di
penalizzazione - una storica qualificazione ai preliminari della
Champions' League 2007-2008.
Per il resto la storia è ancora da scrivere.