POLITICA.
La Società Aperta è rappresentata, per Popper, non tanto da un disegno politico
o da un forma di governo bensì da alcuni aspetti socio-culturali. Una società libera, multi-etnica e
tollerante in cui l'uomo assume quasi sempre un atteggiamento
critico. Una società pur sempre imperfetta perchè, asserisce
Popper, "...non può esistere alcuna società umana senza conflitti:
una siffatta società sarebbe una società non di amici ma di
formiche" . Contrariamente la Società Chiusa è una
società tribale, fatta di credenze magiche ed assolutamente
non-democratica.
Si è capito che nel pensiero popperiano la Democrazia è
un pilastro fondamentale. Ed è vista, aspetto comune
nel Popper, in maniera originale, quasi rivoluzionaria. Una
Democrazia non per il popolo, ma contro ogni forma di dittatura,
una garanzia alla libertà politica, un freno al potere dello
Stato, considerato dal filosofo come "un male necessario".
Analogamente trova sciocca ogni forma di Nazionalismo,
che tal volta viene considerato più importante di altri collanti
come, ad esempio, la religione e la Democrazia stessa. Ma lo
Stato, o meglio, l'ideale di Stato, porta con se anche altre
piaghe, identificate nella burocrazia, nell'assistenzialismo e nel
sistema proporzionale. Procediamo per punti. La
burocrazia è, per il Popper, la sede "comoda" dei dittatori,
coperti da questo enorme velo torbido ed anti-democratico. Diretta
conseguenza del burocratismo è l'assistenzialismo, che
tenta di risolvere la povertà del Mondo in modo quasi paradossale
e grottesco;
ma il filosofo è anche convinto che lo stato assistenziale sia pur
sempre un segnale di civiltà ed umanità da parte di una società
democratica. Il vero problema è il bisogno di attuare una politica
strategica migliore. Rifacendosi alla poca limpidezza del
sistema burocratico, Popper condanna, infine, il sistema proporzionale
che ha introdotto un numero eccessivo di partiti, uniti in
coalizioni, il cui unico scopo è quello di rafforzare il potere
dello Stato e rendere quindi quasi impossibile "licenziare" un
governo per attuare nuove e salutari riforme.
Le teorie politiche del Popper si completano con i temi di Pace e
Libertà. Il primo, secondo il filosofo austriaco, è stato fin
troppe volte travisato. Ne è un esempio il movimento pacifista
che, come ci insegna la storia, ha portato ben più guerra che
pace. Questo perché non si è mai pensato, o voluto, porre un
limite alla Libertà. In un passo de "La società aperta e i
suoi nemici" Popper affronta così il tema: "...La libertà
illimitata significa che un uomo forte è libero di tiranneggiare
un debole e di privarlo della sua libertà...Nessuno dev'essere
alla mercè di altri ma a tutti si deve riconoscere il diritto di
essere protetti dalla Stato". Ed è proprio da questa premessa che
Popper propone un argomento attualissimo e di estremo interesse
per il nostro piccolo mondo:
una patente per chi lavora in Televisione, uno strumento che garantirebbe senza dubbio alla società civile più sicurezza e meno violenza
nelle case. Ed il tutto rientra nel "piano" di Popper, ovvero
limitare la Libertà per garantire ad ogni individuo una Democrazia
il più stabile e forte possibile.
SCIENZA. Il filosofo austriaco, nei suoi 92 anni di
vita, elaborò anche interessantissime teorie scientifiche. Il suo
metodo scientifico, infatti, è uno dei più
rivoluzionari del secolo scorso ed è riassumibile, come afferma
Popper, in tre passi: "1) inciampiamo in qualche problema; 2)
tentiamo di risolverlo; 3) impariamo dai nostri sbagli,
specialmente da quelli che ci sono resi presenti dalla discussione
critica dei nostri tentativi di risoluzione". Una teoria
scientifica presente nel Popper è poi quella dell'induzione.
Semplicemente, per il filosofo, l'induzione non esiste. Bisogna
però prima spiegare che cosa si intende per "induzione". Si tratta
di osservazioni ripetute, le quali dovrebbero fornire la
generalizzazione di una certa teoria. Ma Popper è pragmatico:
nessuna osservazione ripetuta di cigni potrebbe stabilire che
tutti i cigni sono bianchi. Ci si è accorti, infatti, che nei
paesi orientali esistono anche cigni neri. Un altra teoria
originale e di estremo interesse è quella della falsificabilità
che Popper spiega così: "Domani qui pioverà o non pioverà
non sarà considerata un'asserzione empirica, mentre l'asserzione
Qui domani pioverà sarà considerata empirica". Questo
perchè, un sistema empirico deve avere una forma logica tale da
poter essere criticata e discussa, falsificata appunto. Ma è
soprattutto con i tre principi epistemologici che il Popper
riesce a far capire meglio il suo pensiero. Tre principi appunto,
il principio della fallibilità, della discussione ragionevole e
dell'avvicinamento alla verità. Popper, in un passo de "Alla
ricerca di un mondo migliore", spiega così i tre principi: "1-
forse io ho torto, e tu forse hai ragione. Ma possiamo anche aver
torto entrambi; 2- dobbiamo tentare di soppesare nel modo più
impersonale possibile le nostre ragioni pro e contro una
determinata teoria suscettibile di critica; 3- attraverso una
discussione imparziale ci approssimiamo quasi sempre alla verità;
e giungiamo ad una migliore comprensione; anche quando non
perveniamo ad un'intesa". Come si è capito le teorie scientifiche
di Popper, e queste ne sono solo una parte, racchiudono benissimo
il suo pensiero altrimenti non riassumibile in qualche aggettivo.
FILOSOFIA. Ora entriamo
nell'ultimo macro-argomento delle teorie popperiane. Maestri del
suo pensiero filosofico sono stati da sempre i filosofi greci,
i primi ad assumere un atteggiamento critico nei confronti dei
miti. Una "fede" che lo ha portato a riconoscere nella
filosofia non una materia astratta bensì una disciplina spinta da
bisogni reali. Ma non possiamo perciò considerare Popper
semplicemente un razionale, o meglio, dobbiamo mutare il
significato che diamo alla parola razionale. Per il filosofo un
razionalista è colui a cui importa più di voler imparare che
di aver ragione, pronto a criticare e ad essere criticato in
qualsiasi momento. Un concetto che in pochi percepiscono nella sua
totalità. Da queste premesse si diramano i pensieri e le
considerazioni che il Popper esprime sulla psicoanalisi, sul
darwinismo e sullo storicismo. La psicoanalisi di Freud ed
Adler non è per Popper una scienza, ed è un grave errore
considerarla tale. E' semplicemente un agglomerato di "teorie che
descrivono dei fatti alla maniera dei miti". Rifacendosi infatti
alla teoria della falsificabilità, il filosofo è convinto che
teorie come quelle di Freud non sono suscettibili di controllo e
perciò non devono essere considerate empiriche. Diversa
considerazione riserva invece al darwinismo, che non
considera comunque una teoria scientifica bensì lo racchiude nella
sfera metafisica. Ma il solo fatto che lo si possa criticare e
migliorare è una chiara dimostrazione del forte valore scientifico
della teoria. Ed ecco poi la confutazione dello storicismo
a cui il Popper ha dedicato molto tempo. Per il filosofo di Vienna
è, infatti, impossibile che si possa predire, mediante metodi
razionali o scientifici, "lo sviluppo futuro della conoscenza
scientifica" e perciò "non possiamo predire il corso futuro della
storia umana". Quindi, essendo infondato lo scopo principe dello
storicismo, lo storicismo non ha senso.
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