Karl Raimund Popper

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POLITICA. La Società Aperta è rappresentata, per Popper, non tanto da un disegno politico o da un forma di governo bensì da alcuni aspetti socio-culturali. Una società libera, multi-etnica e tollerante in cui l'uomo assume quasi sempre un atteggiamento critico. Una società pur sempre imperfetta perchè, asserisce Popper, "...non può esistere alcuna società umana senza conflitti: una siffatta società sarebbe una società non di amici ma di formiche" . Contrariamente la Società Chiusa è una società tribale, fatta di credenze magiche ed assolutamente non-democratica.
Si è capito che nel pensiero popperiano la Democrazia è un pilastro fondamentale. Ed è vista, aspetto comune nel Popper, in maniera originale, quasi rivoluzionaria. Una Democrazia non per il popolo, ma contro ogni forma di dittatura, una garanzia alla libertà politica, un freno al potere dello Stato, considerato dal filosofo come "un male necessario". Analogamente trova sciocca ogni forma di Nazionalismo, che tal volta viene considerato più importante di altri collanti come, ad esempio, la religione e la Democrazia stessa. Ma lo Stato, o meglio, l'ideale di Stato, porta con se anche altre piaghe, identificate nella burocrazia, nell'assistenzialismo e nel sistema proporzionale. Procediamo per punti. La burocrazia è, per il Popper, la sede "comoda" dei dittatori, coperti da questo enorme velo torbido ed anti-democratico. Diretta conseguenza del burocratismo è l'assistenzialismo, che tenta di risolvere la povertà del Mondo in modo quasi paradossale e grottesco; ma il filosofo è anche convinto che lo stato assistenziale sia pur sempre un segnale di civiltà ed umanità da parte di una società democratica. Il vero problema è il bisogno di attuare una politica strategica migliore. Rifacendosi alla poca limpidezza del sistema burocratico, Popper condanna, infine, il sistema proporzionale che ha introdotto un numero eccessivo di partiti, uniti in coalizioni, il cui unico scopo è quello di rafforzare il potere dello Stato e rendere quindi quasi impossibile "licenziare" un governo per attuare nuove e salutari riforme.
Le teorie politiche del Popper si completano con i temi di Pace e Libertà. Il primo, secondo il filosofo austriaco, è stato fin troppe volte travisato. Ne è un esempio il movimento pacifista che, come ci insegna la storia, ha portato ben più guerra che pace. Questo perché non si è mai pensato, o voluto, porre un limite alla Libertà. In un passo de "La società aperta e i suoi nemici" Popper affronta così il tema: "...La libertà illimitata significa che un uomo forte è libero di tiranneggiare un debole e di privarlo della sua libertà...Nessuno dev'essere alla mercè di altri ma a tutti si deve riconoscere il diritto di essere protetti dalla Stato". Ed è proprio da questa premessa che Popper propone un argomento attualissimo e di estremo interesse per il nostro piccolo mondo: una patente per chi lavora in Televisione, uno strumento che garantirebbe senza dubbio alla società civile più sicurezza e meno violenza nelle case. Ed il tutto rientra nel "piano" di Popper, ovvero limitare la Libertà per garantire ad ogni individuo una Democrazia il più stabile e forte possibile. SCIENZA. Il filosofo austriaco, nei suoi 92 anni di vita, elaborò anche interessantissime teorie scientifiche. Il suo metodo scientifico, infatti, è uno dei più rivoluzionari del secolo scorso ed è riassumibile, come afferma Popper, in tre passi: "1) inciampiamo in qualche problema; 2) tentiamo di risolverlo; 3) impariamo dai nostri sbagli, specialmente da quelli che ci sono resi presenti dalla discussione critica dei nostri tentativi di risoluzione". Una teoria scientifica presente nel Popper è poi quella dell'induzione. Semplicemente, per il filosofo, l'induzione non esiste. Bisogna però prima spiegare che cosa si intende per "induzione". Si tratta di osservazioni ripetute, le quali dovrebbero fornire la generalizzazione di una certa teoria. Ma Popper è pragmatico: nessuna osservazione ripetuta di cigni potrebbe stabilire che tutti i cigni sono bianchi. Ci si è accorti, infatti, che nei paesi orientali esistono anche cigni neri. Un altra teoria originale e di estremo interesse è quella della falsificabilità che Popper spiega così: "Domani qui pioverà o non pioverà non sarà considerata un'asserzione empirica, mentre l'asserzione Qui domani pioverà sarà considerata empirica". Questo perchè, un sistema empirico deve avere una forma logica tale da poter essere criticata e discussa, falsificata appunto. Ma è soprattutto con i tre principi epistemologici che il Popper riesce a far capire meglio il suo pensiero. Tre principi appunto, il principio della fallibilità, della discussione ragionevole e dell'avvicinamento alla verità. Popper, in un passo de "Alla ricerca di un mondo migliore", spiega così i tre principi: "1- forse io ho torto, e tu forse hai ragione. Ma possiamo anche aver torto entrambi; 2- dobbiamo tentare di soppesare nel modo più impersonale possibile le nostre ragioni pro e contro una determinata teoria suscettibile di critica; 3- attraverso una discussione imparziale ci approssimiamo quasi sempre alla verità; e giungiamo ad una migliore comprensione; anche quando non perveniamo ad un'intesa". Come si è capito le teorie scientifiche di Popper, e queste ne sono solo una parte, racchiudono benissimo il suo pensiero altrimenti non riassumibile in qualche aggettivo. FILOSOFIA. Ora entriamo nell'ultimo macro-argomento delle teorie popperiane. Maestri del suo pensiero filosofico sono stati da sempre i filosofi greci, i primi ad assumere un atteggiamento critico nei confronti dei miti. Una "fede" che lo ha portato a riconoscere nella filosofia non una materia astratta bensì una disciplina spinta da bisogni reali. Ma non possiamo perciò considerare Popper semplicemente un razionale, o meglio, dobbiamo mutare il significato che diamo alla parola razionale. Per il filosofo un razionalista è colui a cui importa più di voler imparare che di aver ragione, pronto a criticare e ad essere criticato in qualsiasi momento. Un concetto che in pochi percepiscono nella sua totalità. Da queste premesse si diramano i pensieri e le considerazioni che il Popper esprime sulla psicoanalisi, sul darwinismo e sullo storicismo. La psicoanalisi di Freud ed Adler non è per Popper una scienza, ed è un grave errore considerarla tale. E' semplicemente un agglomerato di "teorie che descrivono dei fatti alla maniera dei miti". Rifacendosi infatti alla teoria della falsificabilità, il filosofo è convinto che teorie come quelle di Freud non sono suscettibili di controllo e perciò non devono essere considerate empiriche. Diversa considerazione riserva invece al darwinismo, che non considera comunque una teoria scientifica bensì lo racchiude nella sfera metafisica. Ma il solo fatto che lo si possa criticare e migliorare è una chiara dimostrazione del forte valore scientifico della teoria. Ed ecco poi la confutazione dello storicismo a cui il Popper ha dedicato molto tempo. Per il filosofo di Vienna è, infatti, impossibile che si possa predire, mediante metodi razionali o scientifici, "lo sviluppo futuro della conoscenza scientifica" e perciò "non possiamo predire il corso futuro della storia umana". Quindi, essendo infondato lo scopo principe dello storicismo, lo storicismo non ha senso.
 

 

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11 Settembre 2001